Smart Meter, cuore green per reti idriche evolute

Intervista ad Alberto Ventura, Utility Key Account Manager A2A Smart City

Di Martina Ginasi, Energia Media

 

Il contesto in cui si muovono oggi i servizi di pubblica utilità appare in continua evoluzione. Proviamo a capire quali accelerazioni potremo registrare nei prossimi mesi ma con un effettivo miglioramento per la vita dei cittadini.

Negli ultimi due anni abbiamo vissuto una situazione particolare che ha, di contraltare alla crisi, registrato notevoli mutazioni a favore di processi innovativi grazie a ingenti quanto necessari investimenti; le utilities hanno sicuramente ben operato crescendo dal punto di vista della sensibilità riguardo alle componenti tecnologiche, alla qualità dei servizi e alla manutenzione o all’implementazione delle infrastrutture. Si sono incrociati diversi fattori, ma sicuramente l’aspetto normativo ha giocato un ruolo fondamentale in particolar modo per la richiesta di mettere a disposizione degli operatori dati utili sulla qualità del servizio in più settori. Un’attenzione che è andata direttamente a beneficio degli utenti, sia domestici che commerciali che industriali; proprio la particolare situazione che stiamo affrontando ha reso sempre più evidente la necessità di adeguare gli strumenti utilizzati, anche per azioni che fino a poco tempo fa svolgevamo quotidianamente in modo meccanico, introducendo elementi innovativi e tecnologici.

In un settore come quello delle utility le competenze e le capacità di ottimizzare gli investimenti possono fare la differenza, e in particolar modo le aziende che hanno iniziato un percorso incentrato sulla crescita di know-how sviluppando partnership non solo tra imprese ma anche con Centri di Ricerca, Università e start-up, ora si trovano ad avere una marcia in più.

 

La sua azienda è cresciuta in termini di solidità delle proposte, l’esperienza e la conoscenza del mercato hanno cambiato dall’interno i processi e le offerte?

Sicuramente siamo più maturi e l’obiettivo è offrire un servizio sempre più all’insegna della concretezza. Quando si presenta una soluzione nuova è bene capirne il contesto applicativo e il contenuto ma il vero obiettivo è la ricaduta concreta  sui servizi che le utility devono poi offrire, ovvero la sua utilizzabilità nell’immediato. È necessario quindi che le sperimentazioni vengano fatte tutte prima e la mia società si è certamente strutturata perché questo sia possibile; dopo una prima fase di prova legata a un contesto territoriale da noi servito, ci concentriamo sull’immediata efficacia della novità che proponiamo. Questo è il tema centrale, l’immediata fruibilità di una soluzione fa la differenza.

La ricaduta sui singoli utenti, intesi come collettività, deve essere rapida. Un approccio che mi ha dato consapevolezza del fatto che un servizio è buono quando funziona sulla popolazione, su noi cittadini.

 

Il fatto che ci sia movimento e una community dell’innovazione che ha interesse a crescere rappresenta un valore, questo può essere un elemento in più anche nelle proposte commerciali.  Rispetto al regolatore invece vi permette di spingere tutti verso una medesima direzione.

Il confine all’interno del quale ogni realtà si muove deve andare nella direzione della sostenibilità degli investimenti rendendo produttivi gli sforzi delle imprese e delle componenti coinvolte. Trovare sinergie e collaborazioni crea un ecosistema fertile, in grado di sperimentare soluzioni anche tra più servizi. In un mondo come quello delle utility, che non può essere considerato secondo normali criteri competitivi – anche se è naturale che in qualche modo vi siano – una condivisione di contenuti e obiettivi può risultare vincente; ognuno ovviamente manterrà in parallelo la sua strategia, i suoi metodi e le sue concezioni tecnologiche, ma le partnership diventano fondamentali per accelerare l’implementazione fattiva dei processi. Queste interazioni sono quindi importanti soprattutto quando il mix tecnologico si muove secondo criteri del tutto nuovi, sempre più orizzontali e integrati, la cui complessità può esser risolta dallo scambio di esperienze.

 

Il tema dei costi benefici rimane centrale.

Il mondo delle utility è in movimento, con influenze e bisogni territoriali che possono essere gestiti grazie a investimenti tecnologici, informatici, di comunicazione e attraverso una sensoristica avanzata. Con la capacità di ottimizzare ciò che già esiste senza necessariamente provvedere a un cambio generale a livello di tecnologia o sensoristica; sicuramente serve provvedere in progress a una massiccia sostituzione del parco infrastrutture, ma per poter durare ed essere mantenute adeguatamente devono dotarsi di un mix tecnologico frutto di analisi serie costi benefici legate ai processi complessivi.

 

Vi posizionate per certi versi come un polo di sperimentazione per accompagnare lo sviluppo delle utility italiane; è così?

Sicuramente le fasi di product engineering piuttosto che di sperimentazione sono fondamentali per arrivare a un’offerta consona; è da questo approccio che parte il modello di business consolidato in questi anni. Certamente il fatto di essere una società tecnologica all’interno di una corporate forte ci aiuta da questo punto di vista e la collaborazione con le diverse business unit, ognuna con un focus specifico, ci aiuta a sviluppare processi integrati a favore di tante altre utility.

Facciamo ricerca e sviluppo mettendo a terra velocemente soluzioni che sperimentiamo all’interno prima di essere immesse sul mercato. Nel nostro settore la continuità del servizio è una necessità imprescindibile e ancor più in quest’ultimo anno è emerso che certi servizi sono essenziali per una comunità. Questo ci ha stimolato a migliorare il nostro operato con grande dedizione e professionalità.

 

Ci si auspica che le gare per l’acquisto di Smart Meter siano sempre più improntate alla qualità; e magari all’integrazione con sensoristica in grado di fornire strumenti di analisi attraverso dati solidi. Si tratta di una visione molto al di là da venire?

Certamente no perché la qualità del servizio erogato è sempre più legata alla tipologia dei misuratori utilizzati; oggi sono giustamente richieste funzionalità più complesse pur partendo da una validazione metrologica della misura. Smart Meter significherà sempre più bidirezionalità del dato e gestione dei processi, quindi si dovrà parlare di Smart Management di sistemi complessi.

Si tratta di un iter ancora in corso, le soluzioni tecnologiche sono sempre più affidabili ma ora deve fare il suo corso il livello normativo – soprattutto nel settore idrico – con un ulteriore salto di qualità dove tutte le parti in gioco possono dare un contributo importante.

Peraltro, come detto più volte, ogni territorio ha le proprie peculiarità e necessità, per questo le soluzioni vanno declinate sui diversi contesti, siano aree metropolitane, sovra urbane o remote.

Inoltre non va sottovalutato il tema della gestione di Smart Meter relativamente alle condizioni climatiche in veloce mutazione; fotografare il mondo dei contatori potrebbe innescare un processo di sviluppo di soluzioni in grado di risolvere, sotto questo punto di vista, numerose problematiche.

 

I fondi del Recovery Fund permetteranno secondo lei di colmare quei disallineamenti relativi sia al settore dell’idrico che alle zone antropizzate urbane rispetto a quelle meno popolate che necessitano di servizi?

Le condizioni ci sono ma si tratta di un un’azione complessa; certamente siamo di fronte a una grande opportunità nata da una criticità, ma tutti dobbiamo metterci in moto per poterla cogliere.

Il gap a livello di infrastrutture è sicuramente da ridurre non solo in campo nazionale ma anche europeo; è proprio questo il messaggio del Recovery Fund e tutti dobbiamo essere in grado di interpretarlo, in primis le istituzioni centrali con una visione di ampio respiro. Oggi la maturità a livello comunitario è senz’altro cresciuta, ma è fondamentale l’unione per poter uscire al meglio da questa situazione di crisi, anche scambiandoci esperienze e soluzioni.

 

Tornando a un tema che è si tecnico ma pure di sistema, come giudica l’approccio del regolatore rispetto ai protocolli di comunicazione? E la vostra proposta incentrata sull’utilizzo di LoraWan come si sta evolvendo in azienda?

La scelta tecnologica deve sempre esser legata allo strumento che si cala meglio nel contesto in cui va applicato il servizio. Dal punto di vista autorizzativo i passaggi normativi necessari per poter utilizzare una tecnologia continuativamente, soprattutto nel mondo del metering e delle utilities, sono piuttosto complessi. Se prendiamo l’esempio di LoraWan nel 2020 ha vissuto un passaggio tecnico e regolatorio necessario al suo utilizzo, ma dal nostro punto di vista non può esservi un’unica soluzione tecnologica per tutte le necessità e le condizioni. Si deve sempre considerare l’ambito territoriale, con una corretta analisi delle condizioni in cui la rete va inserita; si deve anche considerare la possibilità di proporre soluzioni con caratteristiche tecnologiche differenti ma che poi devono convergere verso un sistema unico. Un tema dal mio punto di vista affascinante perché supera i modelli verticali di qualche tempo fa, dove ognuno aveva la sua tecnologia e il suo protocollo da proporre al cliente; ora il principio di collaborazione si è capito che sta alla base di ogni processo di digitalizzazione, per cui sarebbe obsoleto rimanere vincolati a un unico brand, a un’unica soluzione. Questo peraltro crea stimoli e competitività tra gli attori del settore, un fatto che non può che fare che bene al settore.

 

Il campo idrico è quello a cui state guardando con maggiore attenzione o siete interessati a lavorare anche con piccole e medie multi utility in modo trasversale?

Sicuramente l’idrico è l’ambito a cui mi sto dedicando maggiormente perché ha le potenzialità e l’urgenza di essere innovato e migliorato. Ma il nostro concetto di rete multiservizio ha questa peculiarità, di estendere una soluzione che parte da un settore verso gli altri.

Inoltre lavoro su progetti dedicati al mondo del gas e in questo caso l’impostazione normativa è ben definita; ma quando parliamo di acqua il discorso si fa più complesso, e certamente servono nuove competenze, risorse, visione e maturità, che nei prossimi anni sono certo porteranno a importanti risultati. Quando parlo di idrico non mi riferisco solo alla distribuzione e in particolare alla misura della risorsa, ma all’ottimizzazione complessiva dei processi in linea con i parametri tecnico/qualitativi indicati da Arera ai gestori per acquedotto, fognatura e distribuzione. Confrontarci con realtà decisamente eterogenee ci sta portando un notevole patrimonio di conoscenze che andrà a beneficio non solo del nostro business in termini di affiancamento ai gestori, ma all’industria dell’acqua nella sua complessità.

 

C’è un progetto che sta seguendo con particolare attenzione?

Più di uno, e il tema che mi stimola maggiormente è lo scatto che si deve compiere quando si parla di telelettura. La telelettura e la telegestione dei contatori, quindi della rete di distribuzione acquedottistica, hanno l’obiettivo primario di migliorare gli asset e ridurre le perdite all’interno della rete stessa. Passare da un sistema di telelettura, che può essere visto come la banale acquisizione dei dati di misurazione dei consumi, a reali Smart Meter significa dare la possibilità a tutti – compreso i piccoli utenti – di monitorare che non ci siano perdite sulla rete. Un concetto green che rende partecipi i cittadini, fondamentale non solo per il controllo di un’infrastruttura ma per la crescita culturale e quindi di consapevolezza del paese.

 

È di grande attualità il tema del data management, delle piattaforme che governano le città, con grandi quantità di dati da tradurre in informazioni utili. Un ambito che A2A Smart City coltiva con particolare attenzione a supporto sia della PA che delle utility.

Serve un partenariato tecnologico di supporto e affiancamento per offrire quantità e soprattutto qualità dei dati quali strumenti su cui basarsi per poter orientare le decisioni.

Le utility rappresentano attraverso i servizi erogati il mondo degli enti del territorio di cui fanno parte, per questo la collaborazione con la PA per quanto concerne l’utilizzo di dashboard dovrà essere sempre più virtuosa; non si può ragionare a silos quando si parla di servizi evoluti per i cittadini. Si tratta di un’attività complessa su cui A2A si sta impegnando come gruppo anche attraverso le competenze acquisite dal management di A2A Smart City.

 

Le utility hanno bisogno di garanzie rispetto al tema cybersecurity, divenuto ancor più d’attualità negli ultimi mesi. Quale il vostro impegno in tal senso?

La sicurezza informatica è uno dei punti di partenza dei servizi che offriamo, connaturato ai processi di digitalizzazione. A2A Smart City ha sviluppato nel tempo competenze importanti in tal senso, sia a livello di ICT che di security. Cerchiamo di coprire tutta la catena dalla sicurezza del dato, alla garanzia del trasporto delle informazioni verso il sistema centrale. Lavoriamo quindi sia internamente – tenendo anche conto dello staff qualificato creato in A2A – che esternamente, soprattutto quando si tratta di integrare più sistemi complessi.