IL DECRETO DELLA SVOLTA
VI SMART UTILITY OPEN METER
Alla due giorni organizzata da ANIE CSI si è parlato dell’impatto del provvedimento ministeriale del Mise dello scorso anno sui controlli e sulla vigilanza degli strumenti di misura. Una norma che ha modificato radicalmente il quadro di riferimento. Ecco il parere di tre operatori del settore
Il decreto 93del 2017 tiene ancora banco.
L’opportunità di favorire il confronto e una maggiore divulgazione sul tema è stata offerta dal workshop di due giorni organizzato a Milano ai primi di ottobre dallo Smart Metering Group di ANIE in collaborazione con Energia Media. Il provvedimento del Mise, che disciplina la normativa sui controlli e sulla vigilanza degli strumenti di misura, fa ancora discutere gli operatori del settore, i quali, unanimemente e in più occasioni, hanno sostenuto che il decreto “ha rappresentato una svolta nel sistema delle verifiche metrologiche”.
All’interno del sesto appuntamento di Smart Utility Open Metersi è discusso dell’importanza della misura così come è stata ridefinita dal provvedimento ministeriale, che ha rappresentato un vero e proprio passaggio di fase. Il tema, in particolare, è stato approfondito nel corso di una delle tavole rotonde che si sono succedute nella due giorni milanese, che ha visto dibattere rappresentanti di alcune utility e degli organismi titolati ad accreditare e a controllare il funzionamento del sistema.
Lorenzo Petrilli di Accredia, l’ente unico di accreditamento, che opera sotto la vigilanza del Mise, a cui compete il compito di valutare la conformità dei soggetti che ne fanno richiesta,ha fatto il punto della situazione dopo l’entrata in vigore, più di un anno fa, del decreto ministeriale 93. Accredia, com’è noto, svolge il ruolo di accreditamento in base a norme tecniche armonizzate e provvedimenti europei. Provvedimenti che hanno attribuito funzione di Pubblica Autorità nel Pubblico Interesse all’ente unico di accreditamento in tutti gli stati Ue. L’obiettivo è garantire e favorire la libera circolazione dei prodotti nell’Unione. L’accreditamento è rilasciato a organismi di valutazione della conformità, che sono organismi di certificazione, ispezione e verifica e laboratori di prova a taratura. In concreto, il compito di Accredia è di valutare la competenza, l’indipendenza e l’imparzialità dei laboratori di prova, degli organismi di certificazione, ispezione e verifica e dei laboratori di taratura, rilasciando, in caso di esito positivo, un certificato di accreditamento (che nella fattispecie del DM 93, costituisce titolo necessario per poter presentare la SCIA).
“Accredia – ha sottolineato Petrilli nel suo intervento – opera in tre differenti sedi territoriali: a Roma per l’accreditamento di laboratori di prova, a Torino, per quanto concerne i laboratori di taratura, e a Milano, per gli organismi di ispezione e di certificazione. In questi mesi di attuazione del decreto 93 abbiamo potuto constatare che la maggior parte degli organismi interessati a queste attività ha presentato domanda per poter essere accreditati come organismi di Ispezione di tipo C.Gli organismi di ispezione di tipo C possono svolgere attività di manutenzione e riparazione e di verifica periodica, facoltà che sono invece precluse agli organismi di certificazione di prodotto”.
Petrilli ha anche riconosciuto che il settore del gas è risultato essere uno dei maggiormente attivi per quanto concerne la partita degli accreditamenti. “A oggi – afferma il dirigente del dipartimento di Certificazione e Ispezione – abbiamo registrato una trentina circa di operatori del settore gas, che per primo si è mosso in modo uniforme. Un poco alla volta stanno arrivando richieste provenienti da altri settori, come quello delle bilance, ad esempio. Entro la data di scadenza prevista dalla legge, contiamo di arrivare a un buon numero di organismi che avranno attivato il loro iter di accreditamento”. Ma come in tutte le cose, anche in questa complessa operazione i problemi non mancano. “Certo – conclude il dirigente di Accredia – registriamo alcune difficoltà da parte di alcuni organismi ad adeguarsi e vediamo che alcuni fanno più fatica di altri. Allo stesso tempo però abbiamo potuto verificare che le competenze tecniche all’interno di tali organismi non mancano. E questo ci rende fiduciosi”.
Un ruolo importante nel funzionamento del sistema è affidato alle Camere di Commercio, che svolgono i controlli per accertare il corretto funzionamento degli organismi accreditati e per la vigilanza sugli strumenti.
Nel dibattito di Milano, Maria Cristina Sestini della Camera di Commercio di Prato ha ribadito l’importanza del decreto 93. “Un decreto con molti meriti – ha detto Sestini – perché ha saputo armonizzare la normativa vecchia e nuova, abrogato norme obsolete, messo in campo una disciplina che mantiene le porte aperte all’ingresso delle nuove tecnologie nel settore delle misurazioni legali, nonostante il nostro sia un comparto molto sviluppato e in alcuni casi abbia raggiunto livelli di sofisticazione alti. In questo nuovo panorama normativo, occorre aggiungere un altro elemento rappresentato dalla disciplina europea sul metering, che non solo ha dato impulso alla produzione di contatori domestici e industriali, ma ha modificato l’organizzazione interna delle imprese del settore alle prese con il rapido sviluppo delle tecnologie digitali. Dobbiamo inoltre considerare le spinte endogene al settore, tra queste il ruolo dei consumatori e l’interdipendenza dei mercati internazionali, fattori questi che spingono a modificare l’esistente e a farlo in tempi brevi. Infine, le nuove tecnologie di trasmissione impongono agli operatori un continuo aggiornamento, che a sua volta comporta uno sforzo organizzativo non indifferente. E tutto ciò vale anche per le Camere di Commercio, che vivono una fase di ristrutturazione interna importante, con meno risorse rispetto al passato; ciononostante, le Camere si stanno riorganizzando e affinando le tecniche e le strumentazioni”. Situazione complicata insomma, ma Sestini non sembra sfiduciata, anzi. “Il controllo pubblico metrologico è la colonna portante del sistema. Le strutture accreditate funzionano bene se ci sono autorità pubbliche capaci di vigilare. Certo, il nostro è un lavoro alle volte poco simpatico, ma necessario. Il decreto, che introduce nuovi sistemi di controllo e verifica, impone alle Camere di ripensare le modalità dei controlli stessi. Ripensamento che significa, ad esempio, quanti controlli eseguire, con quali strumenti e con quali risorse farli. Non va inoltre dimenticato che noi operiamo secondo le procedure amministrative pubbliche e che quindi abbiamo il compito di tutelare tutte le componenti del sistema, in una procedura improntata a trasparenza, riservatezza e correttezza. Oggi, quindi, siamo chiamati a svolgere un ruolo più delicato e complesso che nel passato, anche perché è in capo a noi anche il regime sanzionatorio rispetto alle inadempienze”. Ma nonostante si parli spesso del decreto 93, non tutti gli operatori hanno colto la portata del cambiamento introdotto con il decreto del Mise dell’aprile 2017. “Credo molto nella formazione e nell’informazione degli operatori – conclude Sestini – E su questi due aspetti c’è ancora molta strada da compiere. I flussi di comunicazione sono fondamentali nelle attività di controllo. Da oggi in poi occorrerà basarsi sulle dichiarazioni che provengono dai titolari degli strumenti e dagli organismi di verifica e quindi saranno le banche dati ad acquistare sempre più importanza. Il nostro compito consisterà nel tutelare le attività degli organismi, per offrire a tutti pari opportunità e per evitare che qualcuno operi bene e qualcun altro male”.
Su altri contenuti del decreto 93 si è soffermato Lucio Zotti, della Camera di Commercio di Asti. Un ispettore di lungo corso e di vasta esperienza, che ha praticamente attraversato tutte le tappe che hanno contraddistinto l’evoluzione della metrologia del nostro Paese. “Da una ventina di anni in qua – attacca Zotti – a partire dall’entrata in vigore delle leggi Bassanini, gli uffici metrici hanno progressivamente ceduto competenze a favore dei laboratori privati. Motivo per cui, diversi anni fa, abbiamo cercato di riprenderci un ruolo. Nel 2004 infatti abbiamo costituito un laboratoriometrologico dedicato alla verifica dei contatori dell’acqua: abbiamo così esaminato qualcosa come 14mila contatori. Un’attività nel corso della quale abbiamo trovato di tutto: contatori recenti e altri vecchi di cinquant’anni, che mai erano stati sottoposti a verifica periodica”. Nel suo intervento il funzionario camerale non ha risparmiato altre critiche al legislatore. Come quella riguardante la riforma delle Camere di Commercio su scala nazionale voluta dal governo Renzi. “Il governo di allora – chiarisce Zotti – ha deciso di ristrutturare il sistema degli istituti camerali, accorpandoli e anche, purtroppo, tagliando molte delle risorse fino ad allora disponibili. Risultato? Un indebolimento del sistema di vigilanza. Un sistema che, per consentire la libera concorrenza sul mercato e garantire la parità di condizioni, si deve reggere su controlli efficaci, i cui costi non possono gravare esclusivamente sulle Camere di Commercio”.
L’ultimo punto della comunicazione del funzionario della Camera di Asti ha riguardato le verifiche in contraddittorio, affidate alle Camere di Commercio dall’articolo 5 della 93; in particolare ha evidenziato la criticità delle verifiche eseguite “internamente” dagli Enti di distribuzione dell’acqua, a seguito di reclami da parte dei consumatori. “Se la richiesta di effettuazione di un contradditorio non viene presentata alla CCIAA, spesso la verifica viene eseguita dagli Enti di distribuzione dell’acqua, che sono i medesimi soggetti che emettono le fatture, con evidente conflitto di interessi. Allora, si è chiesto Zotti, che tipo di verifiche in contraddittorio vengono eseguite nei laboratori di questi Enti? Con quali strumenti e con quali competenze tecniche?”. Ogni anno le verifiche sono numerose, ma poi si tratta anche di capire di che tipo di attività si tratta: una banale verifica di funzionamento o, invece, una più complessa determinazione di un errore di un contatore? Sono due fattispecie ben diverse, la prima delle quali può anche essere svolta dall’Ente di distribuzione ma la seconda deve essere di esclusiva competenza degli Uffici Metrici camerali.
Insomma, nonostante il Parlamento abbia approvato un buon decreto che disciplina la normativa sui controlli e sulla vigilanza degli strumenti di misura, le difficoltà non sembrano proprio mancare.